venerdì 28 giugno 2019

INTUIZIONI



Premesso che Il cervello è uno, e qualunque sua attività psichica, conscia o inconscia che sia, non può che emergere dalle connessioni dei suoi 100 miliardi di neuroni che, a loro volta, sono state determinate dalle esperienze registrate dai sensi, ne discende che in termini neuroscientifici l'emergere di un qualsiasi pensiero sia sempre frutto di un "lavoro" che comporta un dispendio energetico a livello biochimico neuronale.

In questo quadro, poiché le leggi della termodinamica impongono il perseguimento del minimo dispendio energetico nell'attuazione di tutti i fenomeni, sia il pensiero lineare che l'intuizione creativa non possono che emergere dalla necessità di trovare la strada più rapida e meno dispendiosa per la soluzione dei problemi che si presentano nella vita.

Si può facilmente constatare che la maggior parte delle soluzioni di questi problemi viene trovata grazie all'esplorazione consequenziale dei dati acquisiti, poiché rispondono a esigenze che possiamo definire "logiche", ma talvolta accade che non si giunga a risposte utili con l'esplorazione degli assetti neuronali che in base alle nostre esperienze si sono consolidati. Ecco che allora scatta un'esplorazione parallela di tali assetti che, avendo registrato dati in maniera avulsa gli uni dagli altri, sono in grado di offrirci una soluzione che emerge e stupisce noi per primi proprio perché nasce da accostamenti inusuali di queste esperienze. Accostamenti che si rendono necessari dato il maggior dispendio energetico dovuto alla frustrazione causata del mancato successo della reiterazione dei tentativi cosiddetti razionali.
In pratica, penso che a livello biochimico, per le intuizioni avvenga un'affannosa e rapidissima ricerca a tutto campo dell'equilibrio energetico dell'apparato cerebrale.

Infiniti sono i fattori, anche inconsci, che vengono vagliati e che possono contribuire alla soluzione "creativa". Così, ad esempio, quando cammini per la strada e magari guardi le vetrine e le persone che passano, i tuoi occhi hanno anche visto quel vaso di gerani sul balcone al quarto piano del palazzo di fronte e tu non lo sai. Ma nella tua corteccia visiva e cerebrale è avvenuta un'acquisizione di dati che saranno rappresentati dalle modifiche dei percorsi sinaptici preesistenti: Il vaso di fiori è entrato nel tuo bagaglio culturale e quando, preso da un raptus creativo, emergerà la necessità di un'intuizione poetica, magari in una strofa assocerai i gerani al rosso del vestito esposto in vetrina che avevi visto e associato coscientemente alla tua amata. Questo ti apparirà come il mistero delle intuizioni, ma tutto è emerso da una nozione che hai acquisito anche inconsapevolmente: il vaso di gerani sul balcone al quarto piano del palazzo di fronte.

Francesco Pelillo

martedì 25 giugno 2019

HOMO SAPIENS/DEMENS: LA MENTE DI GAIA

Poiché il Pianeta persegue la sua "omeostasi" a tutti i livelli della sua complessità evolutiva — da quello minerale fino allo stato biologico e alla mente umana che ne deriva —, la nostra indagine sul rapporto Mente-Corpo non può non estendersi al nostro rapporto come Specie con l'intero Pianeta.
Così, oggi, che con la sempre più efficace connessione delle nostre menti dovuta allo sviluppo tecnologico informatico e all'enorme accumulo di dati, si profila la creazione di una sola coscienza collettiva che sta già dando vita a una Neurosfera planetaria in grado di relazionarsi sempre più consapevolmente con le infinite variabili che sostengono la Biosfera, il rispetto dell'ambiente che ci determina si impone come il rispetto concreto di noi stessi.
Qualcuno già parla di Antropocene per definire l'epoca geologica che ci vede protagonisti dei cambiamenti strutturali e climatici che stiamo apportando al mondo, e questo ci carica di una responsabilità immane nei confronti della Terra che solo adottando una visione olistico-sistemica potremo gestire diversamente da come abbiamo fatto negli ultimi secoli con il prevalere della civiltà occidentale.
Per fare questo, penso che sia utile estendere all'intero pianeta la visione moriniana di "soggetto vivente" riferita all'individuo, non nel senso vitalista di Gaia proposto da Lovelock, ma riconoscendo nell'umanità la sua concreta struttura neuro-cerebrale così da consentirci di porre il pianeta stesso unitariamente e "coscientemente" in rapporto con la dinamica ordine/disordine/organizzazione che ne determina le caratteristiche.
Il programma è impegnativo ma, volendo fare un paragone tra il rapporto corpo-mente a livello individuale e il rapporto tra il livello fisico-biologico planetario e quello mentale della specie Homo sapiens nella sua totalità, per tentare una spiegazione delle nefandezze e delle meraviglie di cui siamo capaci, si potrebbe utilizzare metaforicamente la suddivisione tripartita del cervello di MacLean che ha proposto un modello della struttura e dell'evoluzione dell'encefalo che prevede tre tipi di cervello: cervello rettiliano, cervello limbico e cervello neocorticale, interconnessi tramite processi dinamici psicobiologici e in continua e costante relazione con l’ambiente.
In quest'ottica risulta che a livello di specie, evidentemente prevale ancora l'utilizzo del cervello rettiliano rispetto a quello limbico e alla neocorteccia che, a quanto sembra, a livello planetario sono ancora strutturalmente in formazione.
Poiché sono convinto che questo accada perché la direzione del mondo è in mano alla parte cerebralmente più arcaica dell'umanità — quella rettiliana —, a quelli che hanno sviluppato in una certa misura il sistema limbico, non resta che condividere e appoggiare gli sforzi di tutti coloro, scienziati e umanisti, che ne rappresentano la neocorteccia, per cercare di uscire da un impasse culturale che si fa sempre più paradossale alla luce delle nuove conoscenze di cui oggi disponiamo.

Francesco Pelillo -